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Quando si pubblica il primo romanzo
- 10 aprile 2018
- Scritto da: Scuola Palomar
- Category: Studenti
Anna Martellato è da poco in libreria con il suo romanzo d’esordio, La prima ora del giorno, pubblicato da Giunti. La settimana dell’uscita è entrata subito al 22esimo posto nella classifica dei romanzi italiani più venduti. In questo articolo, tratto dal suo blog (che potete leggere cliccando qui), ci racconta le sensazioni del prima, ma soprattutto del dopo.
Non mi ero mai preoccupata del dopo. Insomma, nessuno si chiede che cosa succede a Cenerentola dopo aver sposato il principe azzurro (come dice Barbara Streisand nei panni di una prof nel film L’amore ha due facce). Non ti dicono mai cosa si prova dopo la pubblicazione del tuo romanzo.
Ho passato un anno a scrivere il libro (più o meno, contando anche i mesi in cui ero piuttosto svogliata e quelli dove ho recuperato tutto), un altro anno ad attenderne la pubblicazione: è stata una grande avventura, tutto nuovo per me che sono all’esordio. Il 14 febbraio, giorno dell’uscita de La prima ora del giorno (anzi, il 13, a Verona, dove è stato presentato in anteprima) era l’ultima riga della favola, il lieto fine.
Ma poi? Cosa succede quando l’opera è finalmente nelle librerie?
Posto che è come stare sulle montagne russe (link, blog, sms, mail), c’è una cosa che più di tutte ho amato in questa prima settimana de La prima ora del giorno. Suonerà banale, forse è un po’ melenso dirlo ma è la pura verità, quindi ascoltatela: la parte dei Lettori. Il Lettore e la Lettrice che mi hanno scritto in privato per dirmi che non capitava da anni di leggere un libro così calamita. Il Lettore e la Lettrice che lo hanno letto tutto d’un fiato, di notte, in una maratona. Quelli che se lo trascinavano in studio o in ufficio. Quelli che un po’ si sono sentiti a Rodi e hanno percepito un vago odore di salsedine. Quelli che hanno invidiato il rapporto speciale tra Zoe e la nonna. Quelli un po’ pazzi come me, che amano costruire mondi, che mi mandavano foto di attrici dicendomi “ecco, Zoe me la immagino così”. Quelli che mi hanno confessato di essersi immedesimati durante gli anni più intensi della loro carriera, che si sono persi in un bosco assaporando il sapore del legno bagnato dall’umidità che viene dal mare. Quelli a cui è venuta voglia di prendere un volo per Rodi. E poi, quelli che non vedono l’ora di leggermi di nuovo.
Il libro prende vita attraverso i lettori. Pensavo bastasse la mia testa, il mio immaginarlo, il mio scriverlo. Invece quella era solo metà della storia.
In ogni casa, in ogni stanza, in ogni lettura lui (il libro) c’è, esiste, vive in modo diverso. La storia di Zoe e delle nonna, di Rodi e di quel piccolo, enorme segreto vive attraverso chi lo legge. È una sensazione strana da descrivere, ma questa vita funziona solo perché la storia è condivisa, fa parte di voi e – spero – vi ha lasciato qualcosa. Una sensazione, un profumo, un desiderio, magari un proposito oppure qualche interrogativo.
Anche prima pensavo che il libro fosse “vivo”, nel senso di vero e tangibile, ma in modo diverso. Lo vedevo come un’entità a sé: lo avevo creato, pagina dopo pagina, accudito paragrafo dopo paragrafo, nutrito di correzioni e curato nella forma con l’aiuto di tanti professionisti in Giunti. Era pronto per camminare da solo e intraprendere la sua strada. Ma non ero pronta a questo. È come se stesse vivendo cento vite, si stesse colorando di più sfumature, avesse mille volti (quelli che vi immaginate mentre leggete). Ormai non è più il libro che immaginavo fino al 14 febbraio: è già cambiato. È cresciuto, sta andando in tanti posti e sta facendo cose bellissime. E io non posso che essere orgogliosa di lui, attraverso voi.