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Il giorno prima di finire in libreria
- 24 aprile 2016
- Scritto da: Scuola Palomar
- Category: Special Guests

Io la lista dei lavori che avrei voluto fare da grande non ce l’ho mai avuta. Di lavoro ne ho sempre voluto fare uno e, a dirla tutta, non lo considero neanche un lavoro. Volevo scrivere un libro. Leggerne più che potevo. E salvare una vita. Così c’è scritto nella prima pagina del mio diario segreto, quello con il lucchetto, la copertina imbottita e le pagine profumate. Ho sempre pensato questo: un giorno avrei scritto. Quando non trovavo lavoro, quando il lavoro lo trovavo e lo odiavo, quando per quel lavoro, alla fine, non mi davano lo stipendio. Quando qualcosa andava male, io pensavo che stava succedendo solo perché io dovevo imparare qualcosa, qualcosa che poi avrei messo in un libro. A me piace camminare. Camminare e ascoltare musica con le cuffie. L’ho sempre fatto: prima con il walkman, poi con il lettore cd, la radio del telefono, il lettore mp3. Mi piace camminare in fretta quando non ho nessun posto dove andare. Invece, quando ho un posto dove andare, mi piace andarci piano. “Correre senza andare. E andare senza correre”, me lo ripetevo sempre, quando ero piccola. Comunque: tutti si chiedevano cosa stessi facendo mentre camminavo e ascoltavo musica. Non ero la matta del villaggio, ma era quasi come se. Stavo scrivendo, ma non potevo fornire le prove. Domani, quando il libro sarà nelle librerie, potrò dire: stavo facendo questo. Domani il sogno di una bambina diventa realtà. Vorrei andare da quella bambina e dirglielo e vedere che faccia fa. Rimarrei a guardarla camminare. La guarderei senza quell’aria che hanno tutti nel guardarla, senza farle pensare che non sta andando da nessuna parte e che non è così che ci si comporta. Le direi che ce la farà. Che arriverà il giorno in cui il suo sogno diventerà reale: un libro vero, con la copertina e tutto il resto. Lei forse mi starebbe a sentire ma non direbbe una parola. E poi si rimetterebbe a camminare. Non vedo l’ora che sia domani. Non vedo l’ora di tornare a camminare.
Evita Greco è nata ad Ancona nel 1985. È stata bagnina, animatrice in colonia, cassiera in un supermercato, baby sitter, segretaria. Quando era bambina, le è stata diagnosticata la dislessia: da allora ha deciso che avrebbe letto tantissimi libri e ne avrebbe scritto almeno uno. Così è nato Il rumore delle cose che iniziano (Rizzoli), scritto durante il Master in Tecniche della narrazione alla scuola Palomar, che ancora prima della pubblicazione ha stregato gli editori di Francia, Germania, Portogallo e Brasile.